domenica 26 marzo 2017

Parque de Tayrona


Più o meno tutti quelli a cui dicevo di voler finire il mio viaggio in Colombia mi dicevano "Non puoi non passare dal Parque de Tayrona!", Ed allora eccomi in partenza verso Santa Marta. Da Cartagena sono appena 4 ore di bus. La città onestamente non è niente di che però è una base perfetta per muoversi un po' in tutte le direzioni. In pochi chilometri che però, visto che siamo sempre in Sud America, si tramutano in minimo un'ora di viaggio (come una tariffa minima) si possono raggiungere una miriade di luoghi incredibili. Si ci può spostare nell'entroterra ed entrare nella selva nello splendido villaggio di Minca da cui iniziare un trek di 4/5 giorni per raggiungere la Ciutad Perdida oppure anche solo qualche bella camminata in montagna in cerca di cascate. Se invece preferite spiagge e mare in un paesaggio semi vergine si inizia con Taganga leggermente più a nord di Santa Marta e da qui raggiungere la Bahia de Concha. Oppure, come ho fatto io, per questioni di tempo raggiungere Zaino sulla statale che porta a Palomino. Qua si paga l'entrata nel parco al costo di una quindicina di euro. Un mini bus mi evita il primo tratto di strada asfaltata e mi porta direttamente all'inizio del sentiero. La camminata dura un'ora ed è uno spettacolo della natura. Cammino nel caldo umido della selva tropicale ed ogni tanto si intravede l'oceano dai colori caraibici spuntare tra rocce e palme. Arrivo al primo villaggio e decido di trovarmi una sistemazione. Il camping più economico è a 15000 pesos per un'amaca, 5€. Me ne impossesso di una mollando lo zaino e decido di raggiungere immediatamente la spiaggia. Altri venti minuti di cammino nella foresta dove riesco a vedere piccole scimmie sugli alberi e raggiungo Arenilla prima e Piscina dopo. Sono due insenature di sabbia bianca, mare azzurro e il verde della giungla alle spalle. Gente ce n'è ma si riesce a godere della tranquillità e della pace di questo luogo protetto e preservato dalle masse di turisti. La sera conosco una vicina di amaca. Rakel, francese di Lione. Come me si è portata un po' di cibo per evitare i prezzi assurdi del ristorante del camping. Decidiamo allora di sfruttare la cucina in comune che non è altro che una grande pietra su cui poter accendere un fuoco. Conosciamo un gruppo di argentini e ci uniamo nella preparazione della cena. Volete imparare a viaggiare con poco? Volete impostare una vita semplice e godere solo di quello propone l'oggi senza pensare troppo al domani? State con gli argentini. Si comparte tutto. Ci si aiuta in tutto. Noi prepariamo del riso, della mia amica, con le mie latte di tonno e chili e loro una zuppa con quello che hanno trovato nella foresta. La serata passa tra racconti di viaggi ed esperienze e si crea una bella armonia. Il giorno dopo avremo potuto cambiare villaggio, ma vista la Buena Onda e il prezzo di questa sistemazione decidiamo di stare un'altra notte e muoverci di giorno. Dalla nostra base si può raggiungere Cabo San Juan in poco più un'ora. Il simbolo del parco. Io opto per questa scelta mentre la mia amica decide di raggiungere un piccolo accampamento indigeno nelle colline. Cabo San Juan è un po' più turistico ma sempre limitato all'esigenza del parco. La spiaggia è un po' più affollata delle altre, ma dalla capanna in legno col tetto in paglia si può scorgere tutta la meraviglia di questo litorale. Per sfruttare quest'energia preferisco però muovermi ancora e raggiungere le due lingue di sabbia a sud praticamente desertiche. La sera ci ritroviamo tutti di nuovo attorno alla cucina improvvisata e dopo aver migliorato notevolmente l'accensione del fuoco ci perdiamo di nuovo in discorsi sulle prossime tappe e sulle nostre vite future. Sono questi i momenti che mi mancheranno di più. Momenti passati con perfetti sconosciuti e sconosciute sentendo un'affinità come fossimo amici di lunga data. Ci ho pensato a lungo. Non è una mancanza di relazioni dovuta ai mesi di viaggio in solitaria. È semplicemente un maggiore interesse e una più grande similarità in ciò che siamo in quel momento e in ciò che pensiamo rispetto alle persone con cui abbiamo condiviso la vita nelle nostre terre d'origine. Tutti vagabondi che hanno deciso di lasciarsi indietro falsi problemi e false preoccupazioni dovute alla statica quotidianità e che invece hanno pensato di prendere la vita di petto con tutto ciò che può portare senza pensare troppo. Un campeggio di tende e amache, la natura che ci circonda con il suo silenzio, la notte buia illuminata dalla luna piena, il fuoco acceso per prepare la più semplice delle cene sono lo sfondo ideale per far viaggiare le nostre menti verso i lidi più puri e i sogni più forti che abbiamo mai fatto. Questo per me è stato il Tayrona. Due giorni e due notti incredibili che mi hanno fatto tornare a godere del viaggio come se fossi appena partito. La mattina del terzo giorno condivido il ritorno ancora con la ragazza francese. Lei andrà a Palomino mentre io tornerò a Santa Marta a prendermi lo zaino grande in ostello e raggiungerò Minca per una sosta di due notti nelle montagne. Inizio a capire la bellezza di questo paese bellissimo che è la Colombia.

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