domenica 5 febbraio 2017

Bienvenido a Paraguay


Con qualche rammarico lascio Salta. Aver dovuto rinunciare all'ultima parte del nord Argentino mi pesa un po', ma comunque la strada chiama. Salgo su un bus in direzione della mia prossima frontiera, il mio settimo paese. Il mio non è un collezionare timbri sul passaporto. Il mio è vivere al massimo i paesi che attraverso. Nell'ennesimo viaggio notturno conosco una ragazza italiana e la sua amica di couchsufing argentina con cui scambio piacevoli conversazioni. Le lascio a Resistencia da dove proseguiranno verso Iguazu. Io ho scelto una via un po' più lunga, ma ormai, lo spettacolo delle cascate ce l'ho nel mirino. Verso le nove del mattino arrivo a Clorinda. Guardo dalla mia app che il terminal si trova poco distante dal confine e inizio a calcolarmi quanto ci potrei impiegare a piedi, qualche minuto! E invece no. Il bus si ferma alla sua "officina" come chiamano loro la base della compagnia. Sono a metà mattinata e fa già un caldo torrido, ho pochissimi pesos che mi dovrebbero garantire il viaggio verso Asuncion ed ho 5 km da farmi a piedi con i due zaini partendo dalla periferia di una città di confine non propriamente battuto da turisti. Rifiuto gentilmente le avance di qualche taxi e mi incammino. Mi sento un po osservato, ma sono eccitatissimo. Sarà la mia prima frontiera attraversata a piedi. Non pensavo di farmi un mini trek sotto un sole cocente, ma anche ciò esalta il momento. Chiedo un po' di indicazioni e mi ritrovo in un mercato pieno di gente indaffarata ed una confusione da metropoli asiatica. Un via vai di motorini e persone cariche di borsoni strapieni d'ogni sorta di beni di prima necessità. Sigarette e birra su tutti. Ok. Dovrei essere vicino alla frontiera. Seguo tranquillamente il flusso finché una donna in divisa mi fa notare gentilmente che dovrei timbrare il passaporto. Già. Mi ero lasciato un po' troppo trasportare. Mi indica due piccoli sportelli uno accanto all'altro sotto una scala con le solite scritte da dogana. Qualche cartello che dovrebbe limitare il contrabbando dei, appunto, beni di prima necessità. La bandiera bianco celeste sul vetro di uno e quella tricolore, blu bianco e rosso sull'altro. Essere probabilmente l'unico straniero zaino in spalla della giornata a passare ha fatto scattare qualche dubbio nei due agenti seduti al di là del banco. Qualche domanda mirata del tipo. Cosa ci fa un italiano a Clorinda? Però tutti e tre manteniamo il sorriso e in un niente ecco i timbri. Quello d'uscita (l'ennesimo!) dall'Argentina e quello d'entrata in Paraguay. Vamos! È una sensazione fantastica che mi mancava nel mio viaggio. Non sarà una di quelle frontiere leggendarie ma poco importa. Mi sento catapultato in un'epoca passata, un misto di euforia e piacere della scoperta in un gesto quasi solenne. Attraverso un ponte che permette di attraversare il famigerato ed impetuoso fiume Picomayo. Poco più di una fogna o come si direbbe dalle mie parti, una bialera. Qualche metro e rieccomi in un altro mercato. Qua è dove comprano. Quello precedente è dove rivendono. Finalmente torno in un paese dove non mi viene l'ansia di ogni spesa che faccio. Assieme alla Bolivia il più economico del continente. Quindi i miei pochi pesos mi bastano e avanzano per il bus di mezz'ora che mi porta nella capitale. Mi concedo anche un panino e una coca per l'equivalente di 1€, quanto mi piace questo nuovo paese!
Il mio entusiasmo si affievolisce un poco nei successivi due giorni. I 50 gradi di Asuncion non mi permettono di girare a piedi più di tanto perché le temperature sono terribili. La capitale però mi sembra una città relativamente tranquilla a meno che i suoi abitanti non abbiano pensato di starsene rintanati all'aria di un condizionatore. Passo davanti alla vecchia stazione ferroviaria, orgoglio di stato in quanto il primo treno del Sud America viaggiò da qua a Concepcion. Il palazzo del governo, Palacio Lopez, e la casa Rosada, Cabildo, sede del museo del congresso ed ex centro del potere statale. Asuncion alterna begli edifici in stile coloniale a palazzi in rovina. Un fatto curioso è che proprio dietro i palazzi governativi con i giardini curatissimi si intravedono baracche da favelas con gente riversata per terra. Il Paraguay viene considerato il paese più sicuro per viaggiare in tutto il continente, però la presenza di polizia e militari un po' ovunque a me crea un po' di disagio. Come sempre mi capita, non è nelle grandi città che capisco quanto un popolo sia accogliente o no. Le metropoli le trovo apparentemente tutte uguali. È più difficile creare dei contatti. Ed io, che di questo paese non conosco proprio nulla, ho voglia di scoprire cosa propone al di là della sua capitale. Domani partirò alla volta del nord indigeno e da lì scenderò prendendo una strada un po' insolita, la mia prima volta in viaggio per fiume! Nonostante i mesi inizino ad aumentare c'è sempre qualche novità da aggiungere al mio curriculum. Il Paraguay sta diventando il paese delle prime volte!

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