lunedì 27 febbraio 2017

Ben-vindo ao Rio de Janeiro! A maravilha do Brasil


Non  mi sono mai posto scadenze in questo viaggio. Ora però intravedendo la fine ho dovuto fare una scelta. Il budget e il tempo mi permettono "solo" più un paese. L'idea del Brasile sarebbe affascinante. Però è lo stato più vasto del continente. Pensare di dover limitare il viaggio ad alcune provincie, per quanto meravigliose, ed escluderne molte altre mi fa pensare di rinunciare alla terra della Samba. Era una decisione che avevo preso prima di Natale. Il mio viaggio sarebbe finito in Colombia. Chiudere un ipotetico cerchio vasto quanto in Sud America, con solamente un ultimo tratto fatto per via aerea e non via terra. Avevo visto un buon prezzo per un volo da Rio de Janeiro con destinazione Bogotà il 18 di febbraio ed allora ho dovuto programnare l'ultima settimana in previsione di quella partenza. Da Iguazu prendo il mio primo bus notturno brasiliano per raggiungere la città del Carnaval. Cinque giorni che mi permettono di vedere le sue migliori attrattive. Ho l'ostello in uno dei quartieri più famosi della città. Ipanema. Per ciò che ho potuto vedere la sua spiaggia è decisamente più attraente della famosa Copacabana. Il mio primo tramonto a Rio è subito in uno dei suoi luoghi da urlo. Raggiungo la Pedra do Arpoador e da lì mi godo il calar del sole sulla baia più fotografata al mondo. Questa è la sua magia. Non esiste altra città al mondo con questo skyline. Mi godo gli ultimi raggi direttamente sulla spiaggia e, dopo un buon sano streetfood, decido che posso andare a riposarmi. La prima giornata intera la dedico interamente alle attrattive principali. In ostello mi consigliano bene i bus e la metro da prendere e in un'ora raggiungo la base per quella che è una delle sette meraviglie del mondo moderno. Il biglietto costa una trentina di euro al cambio. Un'ora di attesa per prendere il trenino che ti fa scalare il cerro Corcovado e in un quarto d'ora eccomi al cospetto del Cristo Redentore. O meglio. Una bellissima statua in mezzo a un'orda barbarica di selfisti armati fino ai denti di bastoni che scambiano per sciabole da combattimento. Lo ammetto. Ce l'ho anch'io. Però veramente, mi son trovato a disagio ed infatti mi sono limitato a qualche scatto veloce per scappare nel più breve tempo possibile. Nonostante tutto però sono riuscito a godermi un momento che son sicuro chi era intento a mettersi in posa se lo sia perso. Sotto la statua. Alzando la testa, sembra che il Cristo si muova. È un effetto ottico ed è impressionante. Pare che il cielo ruoti attorno a questa meraviglia. Un'istantanea da film. Nel pomeriggio mi reco in quello che è il miglior punto panoramico della città. Il Pao do Azúcar. Mi sposto in un altro quartiere chiamato Botafogo e qua aspetto qualche ora in attesa del tramonto. Mi godo un po' d'aria visto il caldo torrido della stagione in una piccola baia con spiaggia annessa all'ombra di una palma. Verso le sei decido che è arrivato il momento di prendere la doppia funicolare e da lassù la vista è uno spettacolo per gli occhi. Da una parte le due spiagge di Copacabana e Ipanema, in fronte la collina del Corcovado e il Cristo Redentore, dall'altra tutta l'estesione di Rio. La luce che si crea è disarmante. Potrei quasi dire che il mio viaggio è tempo che trascorre da un tramonto ad un altro. È il momento in assoluto che preferisco e non mi stancherò mai di dedicargli tutta la mia attenzione possibile. Quello di Rio è unico. Mettete una metropoli con i suoi grattacieli, colline verdi e tonde a picco sul mare, baie e spiagge e in più una delle sette meraviglie del mondo e avrete il miglior cocktail da godervi al calar del sole.
Il giorno successivo lo dedico invece ai quartieri del centro storico. Spostandomi con la metro raggiungo la Escadaria Selaron. Una scalinata di 250 gradini circa interamente decorata da piastrelle colorate raffiguranti per la maggior parte i colori della bandiera brasiliana. Ormai diventata un simbolo della città probabilmente senza che il suo autore, controverso e defunto, potesse goderne appieno il successo. Da lì costeggio la favela Lapa, attraverso il Centro con i suoi palazzi coloniali in mezzo a palazzi ultramoderni e arrivo sul lungomare olimpico. Dedico un paio d'ore al Museo de Amanha'. Il Museo del Domani. Un luogo che consiglierei a tutti. Un museo dedicato alla sensibilizzazione del problema "ambiente". Un'attualità importantissima in Brasile. Un paese che ospita il più vasto polmone naturale del pianeta che stiamo pian piano radendo al suolo nel nome delle multinazionali. Combattiamo guerre per giustificare la pace, distruggiamo il pianeta per creare progresso. Siamo proprio uno strano animale. Ma finché non impareremo nel nostro piccolo, a cambiare noi stessi nulla cambierà. Finché non sapremo se ridere di più delle parole di un hippie apocalittico o della satira esaltante sulle varie lobby del momento nulla cambierà. Purtroppo viviamo in un'epoca dove facciamo fatica a distinguere il vero dal falso perciò se facessimo tutti un piccolo miglioramento personale sono sicuro che qualcosa potrebbe accadere. Non riusciamo a chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti, figuriamoci se possiamo fermare il disboscamento dell'Amazzonia.
I restanti due giorni li passo a vagabondare per il mio quartiere e nel vicino Leblon col suo splendido giardino botanico, un po' di spiaggia e la visita doverosa ad un dei templi mondiali del calcio, il Maracana'. Rio a differenza di altre città non sono riuscito a viverla. Ripensando al mio viaggio mi vengono in mente i 10 giorni di Buenos Aires, le due settimane di Lima. Probabilmente avrei dovuto dedicargli il doppio dei giorni ma avevo un'aereo ad aspettarmi. Il primo del mio viaggio dopo quasi nove mesi di spostamenti via terra. Un'unica eccezione a portarmi nell'ultima tappa. Destinazione Bogotà, Colombia.

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