domenica 8 gennaio 2017

Un vecchio saggio una volta disse ..


Questo è un post un po' diverso dai soliti resoconti di viaggio. Come avevo anticipato nell'ultimo mi sono preso una pausa. Potrei ugualmente raccontarvi di sveglie all'alba per ammirare il sole sorgere sull'oceano, dei cieli illuminati dalla Via Lattea nelle notti buie orfane di luna, di lunghe passeggiate sulla sabbia dorata che corre tra La Paloma e Capo Polonio con in mezzo il bellissimo villaggio di La Pedrera, la mia casa in queste due settimane di festa.
Qualcuno mi ha chiesto - Ma che diavolo ci fai in Uruguay in questo periodo? Tra le spiagge del Brasile e la "fiesta" in Argentina proprio lì sei finito? -
C'è un motivo ben preciso che mi ha portato in questo posto non così usuale.
Questo viaggio è un'esaltazione del tempo, del mio tempo, della mia felicità. C'è un signore non così conosciuto che ha scritto libri, ha tenuto discorsi memorabili alle Nazioni Unite, ha passato gran parte della sua vita combattendo contro le dittature militari e non che hanno dilaniato il suo paese, ha conosciuto la prigione, la tortura, l'isolamento e le umiliazioni più tremende che l'uomo possa immaginare per un suo simile. Sì, un rivoluzionario. Comunista fino al midollo. Nel 2010 è diventato presidente per due mandati consecutivi. È venuto a patti tra le sue idee utopiche e la realtà politica. Si chiama Pepe Mujica. Qualcuno forse lo conosce come il presidente più povero al mondo. Ha sempre rinunciato ai suoi privilegi da politico in quanto la sua attività di agricoltore gli basta e avanza per vivere in modo dignitoso. Un esempio per il suo popolo. Un sasso buttato in un mare di ipocrisia e parole inutili, ma, come le piccole onde che si creano dopo che il sasso infrange la superficie dell'acqua, le sue idee a poco poco si stanno spargendo per il mondo. Basta lasciarle scorrere.
La lessi in un suo libro o la sentii in uno dei video che si trovano facilmente su YouTube, ora non ricordo, ma è una frase che sento e risento fin da quando sono partito in Ecuador - Viviamo in un "mondo malato"-
Niente di catastrofico intendiamoci. Quasi sempre ad una malattia corrisponde una cura. Anche Juan, il gestore dell'ostello dove mi trovo ora, quasi lo urla una sera in cui si parla un po' del tutto tra i viaggiatori che condividono il tavolo della cena. Una cura che si traduce in idee di semplicità e felicità di vivere.
Mujica non ha mai imposto niente al suo popolo, ha solo dato l'esempio. La felicità è soggettiva. A volte serve per coltivare le rose più profumate del villaggio, a volte per costruire l'ostello piu colorato della spiaggia ed altre ancora per vedere più posti possibili sul nostro fantastico pianeta. Ha preferito lasciare più libertà ai suoi concittadini, pur non condividendo certe scelte, come il consumo di marihuana, regolandolo contro il traffico di droga che, qua in Sud America, è più forte di qualsiasi associazione governativa.
Intendiamoci, l'Uruguay non è un Eldorado. I problemi ci sono come in tutti paesi del mondo, soprattutto per una piccola realtà povera di materie prime in un periodo di crisi economica. Ma il 60% del popolo continua a seguire il suo leader anche al termine del suo mandato, evidentemente, vuol dire che qualcosa di buono è stato costruito.
Ho viaggiato 7 mesi per modificare a poco a poco le mie abitudini cercando, a mio modo, di perseguire queste idee di maggiore sobrietà. L'asticella dell'ambizione non è parallela a quella della sete di ricchezza. Odio le frasi fatte ed uso raramente citazioni, ma è proprio vero che è nelle piccole cose che si completa la nostra felicità. Capito ora perché sono in Uruguay proprio in questo periodo?
Ed ecco che passa prima il Natale, anzi, prima la cena della vigilia perché per gli uruguaiani è il momento più importante, poi Capodanno. Conosco Julieta e Nico dall'Argentina, Sandra dalla Colombia che aiutano Juan a gestire la struttura che ricorda un tendone da circo abbandonato direttamente sulla spiaggia. Anche Mara di Pisa con il compagno Oscar di Maiorca. Poi Daniel, architetto di Cordoba, Paola e Pablo di Rosario e Jimena di Buenos Aires. Sembra che ricerchiamo redenzione in questo pseudo ritrovo di anime vagabonde. Alterniamo momenti di festa con ore passate a godere del rumore delle onde e del calore del sole.
Un viaggiatore è uno strano prototipo di individuo in una produzione di massa creata a stampo da chissà quale antico modello. Non so se ne faccio già parte o, in fondo, se da sempre ne ho fatto parte senza saperlo. Intanto ho la certezza che questa esperienza, ispirata in parte dalle parole di Mujica, mi abbia indirizzato verso un qualcosa. Anche quando arriverà l'ora del biglietto di ritorno non significherà la fine del viaggio. La strada presenta soste, muta nel tempo, ma prosegue all'infinito.

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