mercoledì 18 gennaio 2017

Cordoba e dintorni


Lascio Rosario e mi dirigo verso ovest avvicinandomi di nuovo alla Ruta 40. Destinazione Cordoba. La seconda città più grande del paese. Come la precedente anche questa città mi da il suo benvenuto sotto un diluvio universale. Sarà una costante dei miei tre giorni di sosta. Passato il primo temporale mi butto subito nelle vie del centro. La zona attorno a Plaza San Martin e Plaza Indipendencia è un colpo agli occhi per la bellezza di alcuni suoi palazzi in stile coloniale, le varie chiese che risaltano tra gli edifici più moderni, ma soprattutto per la bellissima cattedrale e, poco distante, la "manzana jesuitica", il blocco gesuita dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco assieme alle varie missioni  sparse nella regione. Nonostante i rovesci stile tropici il caldo è torrido ed allora rivaluto dopo mesi il piacere di sedermi su una panchina all'ombra nella piazza principale ed osservare un po' di vita locale. A Quito era stato il mio modo di integrarmi in questo nuovo mondo. Io sono un ospite straniero, in una terra straniera dipendente dai ritmi della vita quotidiana degli abitanti locali. Le tradizioni variano, le culture si alternano, ma se tutti noi ci lasciassimo travolgere da questo flusso di vita, musica e colori senza barriere razziali, politiche, economiche e religiose vivremo su terre libere e rispettose dove la voglia di conoscere e scoprire ciò che sta aldilà di falsi confini abbatterebbe la paura dell'attraversarli e tutto ciò che ne consegue.
Aspetto il calar del sole per scattare una foto alla facciata della cattedrale e mi dirigo verso l'ostello. Qua Lucia, la padrona, mi aiuta a preparare il mio primo mate ed entro definitavemente nella cultura argentina. Dopo il rito mi da qualche indicazione per un giro nei dintorni della città e alla fine svengo nella mia camerata pieno di queste nuove emozioni. La mattina parto di buon ora verso Villa Paz con un collectivo senza andare al terminal, come suggerito da Lucia, risparmiando qualche pesos. Arrivo in mezz'ora ed ho 20 minuti per quello successivo. Corro letteralmente verso il lago per scattare almeno una foto e risalgo su un altro in direzione Alta Gracia. Qua visito la casa natale di Che Guevara, o meglio, una delle tante, ma sicuro quella più importante. Bel museo ricco di cimeli del Che dove la leggendaria motocicletta con cui fece il suo viaggio per il continente vale da sola la motivazione della mia sosta. Ho i tempi stretti e mi limito ad una visita veloce del convento gesuita nella piazza centrale. Prendo un bus urbano e mi faccio lasciare sulla statale. Qua aspetto un po' e mi faccio caricare da un altro collectivo in direzione Villa Gen. Belgrano. Un'ora e arrivo in un'altra dimensione. Entrando nel paese noto un cartello: Octoberfest! Tutto ricorda un paesino bavarese, ma decido di posticipare. Sono in bolla con i tempi ed allora raggiungo la mia destinazione finale. La Cumbrecita. Uno dei pochi paesi al mondo interamente pedonale. Immerso nel verde e meta turistica per le vacanze estive. Il villaggio è piccolo e tutto in stile alpino nostalgico. Una costante in certe località dell'Argentina. Mi concedo un gelato per un pranzo posticipato e inizio il ritorno. Sfrutto un'ora di attesa per il collectivo di ritorno a Cordoba in Villa Gen. Belgrano e passo un po' di tempo nel bosco lungo il fiume. Cercando di non farmi identificare come il classico turista mi preparo il mate e mi rilasso un po' al fresco degli alberi. Come un orologio svizzero aspetto l'ultimo bus e in due ore raggiungo la mia città. Lucia fortunatamente mi ha dato le migliori indicazioni, anche lei si sorprende quando le racconto tutto il viaggio. Con un po' di arroganza mi verrebbe da dire "con chi credi di avere a che fare baby!", ma poi non so tradurlo in spagnolo e mi limito ai complimenti. 
Il giorno dopo mi organizzo di nuovo un tour simile per raggiungere Jesus Maria dove si svolge un festival di folclore. Avendo più tempo mi concedo un caffè prima di partire e scelta non fu mai più azzeccata di questa. Dopo 10 minuti è iniziato uno di quegli acquazzoni che mi stanno perseguitando da qualche giorno. Mezz'ora, un'ora e inizio a vedere barche per la città e pescatori ai semafori. La mattinata la passo chiuso al bar e manco per l'anticamera del cervello mi passa di iniziare il percorso. Evidentemente non s'ha da fare. Sarà in un'altra vita questo festival. La mia permanenza in questa bellissima città termina qua, con 3 ombrelli rotti dal vento e il collaudo perfetto del copri-zaino. Domani notte parto alla volta del vero NOA, Nord Ovest Argentina. Destinazione Salta, un ritorno in quei territori andini che hanno contraddistinto i miei primi mesi di viaggio.

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