martedì 13 dicembre 2016

Perito Moreno y Torres del Paine


 


Ormai ci sto facendo l'abitudine. Tutte le volte che lascio un posto sono combattuto dalla tristezza del non vederlo, probabilmente, mai più contro l'entusiasmo dello spostamento per raggiungere la prossima meta. L'addio a Bariloche non fa eccezione, ma la mia successiva destinazione è di quelle che, solo a pronunciarla, mi carica di un'energia pazzesca. Sto scendendo verso la vera Patagonia. Il viaggio di 28 ore mi permette di caricarmi a mille. Prima di partire e durante il viaggio, molte sono state le letture che mi hanno accompagnato riguardanti questa terra mitica. Attraversando paesi, piccoli villaggi e ricche "Estancias" avevo gli occhi sgranati per ritrovare gli scenari che mi avevano fatto sognare in precedenza ed ora avevo la fortuna di viverli realmente. La pampa si perde all'orizzonte con qualche piccolo avvallamento a creare un profilo ondulato. Nei cieli sembra di assistere alla creazione delle nuvole più grandi e imponenti possibili ed immaginabili. La strada procede a volte sterrata, a volte asfaltata in mezzo al nulla più totale. Nonostante sia rinchiuso dentro il mio sedile reclinabile capisco dall'angolazione degli arbusti la forza del vento che spazza la pianura. È un ambiente primordiale, dove le forze della natura hanno il sopravvento su tutto, anche sull'uomo, che ha impiegato secoli per conquistare e devastare anche questa estrema parte di mondo. La mia prima tappa è stata El Chalten. Solo due notti, ma sufficienti per raggiungere uno di quei luoghi che difficilmente si possono scordare. Prendo un bus la mattina presto e in un paio d'ore sono al cospetto di un gigante di ghiaccio impressionante. Il Perito Moreno. La parte in movimento di un enorme complesso di ghiacciai che si estendono per 80km fino ad El Chalten. Per via dei costi rinuncio al trekking sul ghiaccio e mi "limito" ad osservarlo dalla passerella turistica che in due ore di cammino me lo fa vedere in tutte le sue angolature. Essendo praticamente vivo è incredibile il rumore che produce e l'energia che emana. A volte qualche piccola parte si stacca dando materiale alla miriade di cacciatori di foto lì appostati. Come spesso mi accade in questo viaggio cerco di isolarmi dalla massa chiassosa e trovo una spiaggetta sul lato nord del lago Argentino dove ne approfitto per mangiare un panino e godere di una quiete totale con vista sulla valle e con lo sfondo del ghiacciaio. Il giorno successivo riparto alla volta di Puerto Natales. Il viaggio è relativamente breve, ma ritorno in Cile per qualche giorno. Arrivato a destinazione cerco l'ostello prenotato per via dell'alta stagione imminente e con grande stupore me lo trovo chiuso per lavori. Inizio allora a vagare per le strade in cerca di altre strutture. Dopo tre che mi dicono di avere solamente camere private a prezzi assurdi mi imbatto in uno che neanche la mia applicazione, che di solito segna anche i baracchini di "completos" ai bordi delle strade, segnava. Suono il campanello e dopo qualche minuto una nonnina in stampelle mi apre la porta. Le chiedo una stanza e lei mi mostra l'abitazione. Spartana è dire poco però mi fa un prezzo impareggiabile per una singola con colazione e Wi-Fi, per Puerto Natales 10€ a notte sono come vincere al Superenalotto! Si dimostra gentilissima e mi spiega subito i modi più economici per raggiungere il parco del Torres del Paine, il mio prossimo obiettivo. In questo piccolo villaggio reso famoso dai racconti di Chatwin e Sepulveda ho ritrovato in parte quell'accoglienza tipica narrata dai pionieri. Meno sfarzoso, meno turistico e soprattutto meno finto di altri luoghi della regione ormai venduti e violentati dal turismo e da altri interessi economici. Controllando il meteo aspetto due giorni prima di partire alla volta del parco nazionale. Anche qua, a discapito dell'avventura e probabilmente di un'escursione più completa, mi limito all'uscita più economica. Prendo il primo bus pubblico del mattino e mi avvio verso la biglietteria. Da qua una bellissima camminata di una decina di chilometri in cui conosco un ragazzo cileno e una coppia padre figlio inglese. La giornata è splendida e più volte ci imbattiamo in altri viaggiatori che hanno deciso di muoversi in tenda. Anche quella sarebbe stata un'esperienza low cost però il mio zaino grande non avrebbe mai retto più di un giorno di cammino e poi, onestamente, non ero molto motivato. Comunque il cammino è stato piacevole, dopo la pampa sono ritornato a percorrere sentieri tra i boschi e verdi vallate. Passato l'Accampamento Cileno, dove per dormire si spendono anche 130€ a notte, la strada ha iniziato a salire. L'ultimo chilometro è stato quello più impegnativo con qualche parte di scalata, ma l'emozione di arrivare alla fine ha prevalso su tutto. È la seconda volta che mi accade, la prima fu alla laguna 69 a Huaraz, ma non ho potuto farci niente e quando ho superato l'ultima rocca ritrovandomi sotto le tre guglie simbolo del Cile, con uno specchio d'acqua azzurro, i miei occhi si sono gonfiati con quelle che credo avrebbero dovuto essere lacrime. Avevo ben tre ore prima di iniziare a scendere per non perdere il bus di ritorno e me lo sono godute tutte. Anche qua mi sono isolato un poco, mangiando un boccone e ascoltandomi un po' di repertorio dei Pink Floyd. Dopo qualche minuto l'emozione si è amplificata in quanto ho realizzato che questo luogo da sogno sarebbe stato il mio addio alle Ande. Ho iniziato con il Pichincha appena arrivato a Quito in giugno e dopo quasi sei mesi le abbandono nel punto più a sud, dopo aver attraversato Ecuador, Perù, Bolivia, Cile e Argentina. Niente di eccezionale, però un minino di soddisfazione ed orgoglio lo sto provando. Verso mezzogiorno il karma ha voluto anche che le poche nuvole presenti sui picchi si dileguassero ed allora lo spettacolo è stato totale. Io e tutte le persone che erano lì ad ammirare quel fenomeno abbiano trattenuto il fiato per qualche momento e solo allora potevo iniziare la discesa, avrei aspettato anche a costo di perder l'ultimo mezzo per Puerto Natales. Tornato al paese mi concedo una cena a base di stufato di agnello anch'essa raccontata nelle storie di Sepulveda pronto per raggiungere il punto più a sud del mio viaggio, Usuhaia.

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