domenica 4 dicembre 2016

Bienvenido a Argentina


Dopo una notte a Puerto Montt, di ritorno dalla nostalgica Chiloe, prendo un bus in direzione San Carlos de Bariloche. Quarta frontiera e quinto timbro sul passaporto. Bienvenido a Argentina. Di viaggi ne ho già affrontati parecchi, ma a livello di paesaggio, le 8 ore che mi separano dalla mia prossima meta sono come un documentario in 4K di National Geographic. Approfittando di una splendida giornata primaverile, con un cielo sgombero da nuvole, prima attraversiamo la zona cilena, un susseguirsi di laghi e verdi foreste sempre con il vulcano Osorno a completare l'orizzonte. Poi arriva la zona di confine e il panorama cambia del tutto. Nel 2011 un altro gigante assopito ha deciso di sprigionare tutta la sua potenza di fuoco, il Puyehue ha praticamente incenerito con la sua coltre di cenere tutta l'area di frontiera tra Cile e Argentina. Gli scheletri di alberi e il terreno grigio creano una  visione incredibile e del tutto anormale al contrario di quello che uno si aspetterebbe di vedere in quella regione. Un panorama tristemente affascinante. Ma passati qualche chilometro la natura ritorna a fare da padrona e l'impatto con il lago Nahuel Huapi è impressionante. Un luogo da sogno, uno specchio di diamante con una cornice verde del più scuro tra gli smeraldi. Lo costeggiamo quasi interamente e arrivo a Bariloche che è già notte. Appena scendo dal bus mi riprendo da questa sensazione quasi anestetica e realizzo che ho giusto un problema da risolvere nel breve. Sono le 11 di sera, tre ore in ritardo rispetto all'ora di arrivo prevista, ho in tasca qualche pesos cileno ma niente di argentino, il terminal è deserto, non c'è bancomat e l'ostello prenotato dista un'ora a piedi. Trovo un tassista simpatico e gli spiego la situazione e inizia a portarmi per i vari bancomat della città. Il primo no, il secondo pure, il terzo? Nada. Inizio a spazientirmi e anche il mio amico che, gentilmente, mi ricorda che quando sarò a Buenos Aires, col cazzo che esco dal taxi lasciando lo zaino nel bagagliaio. Alla fine ce la faccio e inizio a capire che in sud America, la domenica, è quasi impossibile recuperare cash dai bancomat. Non so se è una regola, ma non è la prima volta che mi succede. Comunque alla fine conquistò il mio letto e sono pronto per questo nuovo paese.
Di Bariloche ne ho sentito parlare molto anche quando ero in Italia. Un rifugio di pensionati ed ex nostalgici nazisti o pensionati nazisti, giratela un po' come volete, ma mi aspettavo un luogo un po' "costruito" e finto, ma vi dirò, a me, è piaciuta un sacco. Come mi era già capitato in Cile anche qua sembra la copia di un paesino delle Alpi. Case in legno, ottime strutture turistiche, negozi di cioccolato da causare diabete al solo vedere la vetrina e un panorama mozzafiato tra il lago e le cime innevate. Parlando un po' in ostello mi son fatto consigliare il Cicuito Chico, un trekking di 28km in tutto tra una statale semi deserta e sentieri tra i boschi. Dopo un pezzo con un collectivo ho saltato la prima parte di asfalto e mi sono fatto lasciare all'ingresso del parco. Non essendo ancora alta stagione  di turisti ne ho visti veramente pochi e mi son goduto alla grande questo percorso bellissimo. Per pranzo mi son trovato una spiaggetta in una delle mille lagune che il Nahuel Huapi crea tra queste montagne. Un silenzio mistico e una pace che non provavo da un po' di tempo. Questo viaggio mi sta insegnando moltissimo e il contatto con la natura è qualcosa che ho sempre sottovalutato e solo ora lo sto  apprezzando totalmente. Non potevo avere un impatto migliore con l'Argentina e questa, assieme all'esperienza di Chiloe, saranno le basi per affrontare l'avventura nella Patagonia più estrema. Completo il mio percorso con 23 dignitosi chilometri di cammino e ritorno alla base. Dopo cena decido di fare due passi sul bordo lago ed è una magia. Assisto ad un tramonto commovente. Qualche nuvola nel cielo serve giusto a valorizzare il più grande spettacolo di colori che il sole ci regala tutti i giorni. Prima un rosso acceso e poi sembra che tutto diventi viola. L'acqua, i monti, le foreste e l'aria si dipingono insieme in quello che sarebbe un capolavoro da esporre in una galleria d'arte. Sento un'energia incredibile e fisso per minuti e minuti l'orizzonte pensando un po' a tutto. Una cosa è certa. Il tempo che mi sto prendendo per riflettere su quello che è stata fin'ora la mia vita, quello che è e quello che sarà è l'avere più prezioso che posseggo tutt'ora. All'inizio partivo verso l'ignoto, ora ho imparato a domarlo. Una persona dovrebbe impostare la propria vita secondo la propria felicità, ad ognuno la sua, ed io l'ho indirizzata sul binario giusto.
In tutto trascorro tre giorni a Bariloche passando anche un giorno intero a leggere e scrivere al sole nel prato di fronte alla piazza principale, ustionato neanche fossi nei Caraibi! Ormai ho nel mirino il primo obiettivo ed allora prendo un bus di 28 ore che mi farà avvicinare notevolmente, destinazione El Calafate.

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