sabato 17 dicembre 2016

Fin del mundo


Sono passati esattamente 168 giorni da quando arrivai all'aeroporto Mariscal Sucre di Quito. A volte quando sono assorto nei miei pensieri camminando per chissà dove mi piace ricordare i miei primi giorni. Del perché ero partito. Di come ero partito. Di quello che la mia vita era prima e di come,        invece, la stessa è ora. Perché forse c'è una sola verità in fondo, tutto il resto è solamente uno splendido sfondo di incertezza e nuovi obiettivi. La verità è che questo periodo è una di quelle linee temporali che non tutti possono vantare di tracciare nella loro vita, una linea ben marcata che separa un prima da un dopo, un passato da un futuro. Ora sto ancora vivendo in questo limbo temporale e l'imperativo è quello di goderne fino all'ultimo istante. Oggi, appunto, ho raggiunto un'ideale primo traguardo. Sicuramente meno importante come bellezza di paesaggi o interesse storico e culturale, ma fondamentale per geografia e, soprattutto, come Stella Polare, anzi Croce del Sud visto che da qualche mese sono nell'emisfero australe, ad indicarmi la strada. Ho lottato qualche minuto con vento e orde di pullman cino-giappo-coreani. Ho scattato anch'io la fatidica foto al cartello con su scritto "Usuhaia - Fin del mundo" ed ho aspettato. Un raggio dal cielo ad illuminare il palcoscenico, persone sconosciute a stringermi la mano ed ha congratularsi col sottoscritto, qualche bottiglia di champagne sciabolata verso il mare, ma anche solo semplicemente la più triste delle trombette usate a capodanno con qualche coriandolo. Nulla di tutto ciò. Ero in compagnia di me stesso. E ciò mi bastava. Ero felice come poche altre volte nella mia vita. Felice ed orgoglioso di quello che sono riuscito a fare in quest... anzi no. Felice di aver capito semplicemente che la vita è più bella quando è vissuta. Quando imposti il tuo tempo per raggiungere quello che realmente desideri. Questa è la mia vittoria. Non c'è mai un solo obiettivo. Quando pensi di averlo raggiunto ce ne sarà sempre un altro. Poi un altro ancora. Il vero intento, che tutti dovrebbero imporsi, è quello di raggiungere uno stato finale di felicità. Ognuno a suo modo. Con semplicità di intenti, con la giusta ambizione e con il tempo necessario per questo processo. Io per arrivare a questa ovvia conclusione di esistenza ho dovuto staccare con tutto quello che ero io prima del 6 giugno. Lo rifarei altre mille volte. Posso aver detto che partivo in cerca di risposte. Ora ho capito che son partito in cerca di altre domande. Ho percorso le mitiche strade della Panamericana fino a Chiloe e qua ho concluso anche la Ruta 3 raggiungendo la fine del parco nazionale di Usuhaia. Non potevo perdermi anche questo simbolo. Ho conosciuto tante persone, a volte disperati sognatori altre combattenti nella vita quotidiana, talvolta condividendo giorni di viaggio ed altre solo qualche minuto, ho visto luoghi incredibili che i miei occhi non smetteranno mai di ringraziarmi, ho migliorato l'inglese e lo spagnolo sentendomi sempre di più parte di questo splendido mondo, ma, infondo, ho passato la maggior parte del tempo in compagnia di me stesso. Pensare, riflettere, conoscemi meglio, eh sì, anche parlare da solo mi hanno aiutato a rimanere lucido e completare questo mini percorso che mi ha portato fin qua. Ora comunque il mio viaggio cambia. Non c'è più una stella ad illuminarmi la strada. Sono partito esaltando l'incertezza. Ora andrò avanti completamente al buio. Pensando di raggiungere la prossima città e basta, quando sarà ora di tornare vorrà dire che sarò pronto di iniziare una nuova avventura. Ci si sente a Buenos Aires. Siempre Buena Onda.

Nessun commento:

Posta un commento