lunedì 26 dicembre 2016

Buenos Aires


Il viaggio più lungo. L'aria gelida mista ad un vento terribile e qualche goccia di pioggia mi hanno accompagnato fino al terminal di Usuhaia per l'ultimo saluto alla Patagonia. Il primo bus mi porta, attraverso un tranquillo Stretto di Magellano, a Rio Gallecos. Un'ora per la coincidenza e via verso la capitale argentina. Due notti consecutive in pullman non le avevo mai passate. Con lo sguardo sempre rivolto al finestrino ho visto scorrere il paesaggio lentamente. Questa è l'essenza del viaggio. Dopo quasi 50 ore passate sul sedile numero 31 arrivo finalmente a Buenos Aires. Qua sta iniziando l'estate e il caldo soffocante da grande città mi colpisce in pieno. I primi giorni boccheggio per l'umidità cercando di adattare il mio corpo a queste nuove temperature. Alloggio in un ostello in zona San Telmo, in pieno centro. Economico e pieno di bella gente. Arrivato il sabato mi viene subito in mente di cercare i biglietti per andare a vedere una partita del Boca Juniors, nel mitico stadio la Bombonera. I prezzi sono alti, ma in fondo, quando mi ricapiterà? La domenica allora la passo, al mattino, tra lo storico mercato del mio quartiere, un'infinita serie di bancarelle e negozi di antiquariato con tutto e di più, caratteristico e coloratissimo, ed al pomeriggio nello stadio icona dell'Argentina. Boca è il quartiere degli immigrati italiani, storicamente per lo più genovesi ed i colori  della squadra, il giallo e il blu, risalgono a quelli della prima bandiera entrata in porto dopo la fondazione della società. Un mix tra Italia e Svezia! Se il calcio da noi viene vissuto come parte integrante della nostra quotidianità qua raggiunge livelli inimmaginabili. Il calore di 55mila assatanati supporter, che per tutta la durata dell'incontro non hanno mollato un secondo di cantare e intonare inni, mi ha fatto immaginare di essere in un'arena con 22 gladiatori a darsi battaglia. Dopo questa bellissima esperienza ho vagato come al solito per la città. Una passeggiata nella riserva ecologica lungo il Rio de La Plata, un po' di sano street-food lungo il malecon dietro al moderno Puerto Madero. Qualche sosta di sole e relax nei parchi vicino a Plaza Italia e nei locali pieni di musica e vita nel quartiere Palermo. L'Avenida 9 de Julio, una delle strade cittadine più lunghe al mondo, con l'obelisco e l'imponente teatro Colon. Per concludere, la Plaza de Mayo con la casa Rosada.
Come sempre, però, è quando decido di camminare senza meta che riesco ad integrarmi meglio in una nuova realtà. Buenos Aires mi ha conquistato subito. Lo stile moderno da grande metropoli in contrapposizione a quello coloniale ed ancora a quello peronista di inizio-metà 900. Un fascino quasi poetico a cui si aggiungono i coloratissimi "micro" che collegano i vari quartieri e, soprattutto, l'aria di festa che si respira nei suoi locali e in strada con la costante della musica e degli spettacoli di tango. Insomma, sono stato adottato!! Le giornate passavano ed io non riuscivo più a staccarmi da questa nuova casa. Alla ottima compagnia in ostello, tra cene vegetariane e il rito dell'asado, ho aggiunto tre giorni insieme ad una ragazza italiana conosciuta su Facebook ed alla sua amica argentina Laura. Buona fortuna per il tuo viaggio Vale! In questi dieci giorni ho riassaporato quel senso di appartenenza al mondo che ho abbandonato quando partii per questo viaggio. Non è come Chiloe, dove ad attrarmi furono lo spirito bucolico e fiabesco dei suoi paesaggi, oppure Olon, Ecuador, dove pensavo ad una vita futura in spiaggia di fronte all'Oceano. Qua, non lo nascondo, è stato di nuovo il sentirmi parte di un ingranaggio che, come una calamita, mi ha tenuto fermo per qualche giorno senza pensare troppo alla mia prossima meta. Ma in viaggio, un viaggio come questo, talvolta anche ciò è richiesto. Domani comunque lascerò di nuovo questo paese per raggiungere l'Uruguay dove passerò il periodo delle festività natalizie. Un po' di spiaggia e mare per farmi tornare sulla strada!

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