mercoledì 30 novembre 2016

Chiloe


È da poco passato mezzogiorno. Il cielo è per lo più nuvoloso e tira un'aria gelida. Ho passato le ultime ore di viaggio con il viso appiccicato al finestrino. È un ambiente del tutto nuovo. I deserti e le aride e polverose montagne lasciano il posto a lunghe distese verde smeraldo. I toni più scuri delle foreste in lontananza e le cime innevate rendono il tutto quasi surreale. Uno specchio d'acqua dopo l'altro definiscono quella che è la regione dei laghi qua in Cile. I coni perfetti dei vulcani a completare un orizzonte da cartolina. Il bus mi ha lasciato al terminal e in cinque minuti a piedi ho raggiunto un caldo ed accogliente ostello con stufe in ogni dormitorio, non sapevo neanche più cosa fosse un riscaldamento. Qua tutte le costruzioni sono in legno, ognuna di colori diversi, con i tetti in lamiera e i caminetti che sbuffano nuvole e creano un'atmosfera d'altri tempi dal profumo acre. Sistemo velocemente la mia roba e mi lascio subito abbandonare tra le strade ben curate e i giardini tirati a lucido di questa nuova realtà. Decido di puntare dritto al lago. Il  Llanquihue è uno spettacolo e sullo sfondo il vulcano Osorno si stacca imponente su tutta la pianura. Eccomi a Puerto Varas. La mia porta verso la terra degli ultimi pionieri, la terra delle tribù nomadi più ignorate della nostra epoca, la terra romanzata da bevitori di mate e mangiatori di asado, la terra dei pescatori più bugiardi al mondo, la terra che si divide tra cileni e argentini con pari orgoglio, semplicemente la Patagonia. Compro un cesto di ciliegie da un ambulante e ritorno all'ostello carico di una nuova ed incredibile energia. Qua incontro Alina e Avital, due ragazze, una brasiliana e l'altra israeliana e dopo cena decidiamo di andare a bere una birra in un pub nel piccolo centro. Qualche birra artigianale, buona compagnia e nuove conoscenze mi fanno trascorrere una serata veramente piacevole come non mi capitava da un pezzo. L'indomani inizio a perlustrare i dintorni del lago. Con i "micro" mi confondo con anziane signore che passano da un villaggio all'altro cariche di borse della spesa, ragazzini che raggiungono le loro scuole e qualche sporadico turista. Raggiungo prima Frutillar e poi Puerto Octay. Due piccoli villaggi sulle sponde di questo lago. Vago senza meta per i piccoli centri, le persone che incrocio sono veramente rare, ammiro degli uccelli mai visti prima simili a grosse agili anatre e dopo un buon caffè ritorno al caldo dell'ostello. Dopo due giorni di acclimamento decido di partire alla volta della leggendaria Chiloe. Avital, la ragazza israeliana, decide di condividere con me il viaggio e i prossimi due giorni. Ormai il mio viaggio in solitaria è fatto di continui incontri, a dimostrazione che è molto più facile fare incontri quando si è soli, non si è mai soli in fondo, ma si ha la libertà di ricercare la solitudine, il che è un toccasana per un po' di meditazione. Il viaggio è breve, dopo un'ora, passato Puerto Montt, imbarchiamo il bus su una chiatta e da lì proseguiamo sull'isola. Per la gioia della mia nuova amica, fino all'arrivo a Castro, non proferisco parola. Sono completamente rapito dall'effetto magico di quest'isola. Colline che si alternano a foreste, piccoli villaggi a sporadiche case isolate, piccoli laghi e baie incontaminate, animali al pascolo ovunque e tutte le possibili tonalità del verde a dipingere qualsiasi cosa al di sotto della linea del cielo. Ho sentito un click come mi è capitato raramente in questo viaggio, forse 2/3 volte, io qua tornerò per passarci parte della mia vita, ne sono sicuro. Completamente rimbambito da quello che ho visto nel tragitto arriviamo a terminal e ci mettiamo subito a cercare un ostello. Ne troviamo uno appena dietro la piazza principale gestito da una ragazza brasiliana e il suo ragazzo. Piccolo, economico e stra caldo anche questo! Nonostante sia iniziata la primavera quando non c'è il sole il freddo e il vento si fanno sentire. Come mio solito appena sistemate le mie cose parto subito alla scoperta del nuovo paese. Sulla piazza domina la chiesa più strana mai vista. Gialla e viola è tutta in legno. In Chiloe ci sono le più antiche chiese dei primi pionieri della regione, dichiarate patrimonio dell'Unesco. Dopo la piazza mi dirigo al mercato del pesce. Compro prima un po' di verdura per i prossimi giorni e poi mi colpisce un barattolo di frutti di mare. Chiedo come li posso cucinare. La tipa mi guarda con disprezzo e mi dice "Crudi no? È come li vuoi mangiare?" Allora mi fa assaggiare un'ostrica e qualche cozza gigante. Paradiso. In Italia 5 ostriche senza sapore te le sparano a prezzi esagerati, Qua con 3€ mi faccio una cena con cozze, vongole, ricci di mare e appunto ostriche prese direttamente dal mare qualche ora prima. Il giorno seguente con Avital iniziamo a muoverci per i vari villaggi dell'isola, raggiungiamo Ancud, Achao, Curaco e infine Dalcahue, in ogni posto una magnifica chiesa in legno ad attirare l'attenzione e poi il pranzo al porto di Dalcahue. Se mai qualcuno passasse di qua provate il Curanto. Il piatto tipico dell'isola. una montagna di molluschi freschissimi, carne di maiale e patate. Da paura. Io comunque, ad ogni spostamento, rimango sempre più colpito dalla vita su quest'isola. Si respira una tranquillità totale e contagiosa. Dopo due giorni Avital parte verso Santiago e io torno a godere della magia di quest'isola che sento sempre più mia. Alla fine ci sono rimasto una settimana, non riuscivo più a staccarmi. Ho visitato il Parco Nazionale con un francese e un tedesco incontrati in ostello, ormai era come se ci lavorassi. Sono arrivato fino all'ultima cittadina, Queillon. Di fatto insignificante ficante, ma non per me. Non c'è nessun cartello che lo segnali, ma qua è la fine della Panamericana. La strada che mi ha accompagnato per lunghi tratti dall'Ecuador fin qua. Un altra tappa importante che mi fa intendere sempre più la portata di quello che sto facendo. Intanto i giorni passano, pioggia e vento si alternano ad un sole primaverile, a volte prendo il bus solo per godere dei paesaggi infiniti dell'interno ed a volte rimango a leggere al caldo della stufa. Incontro anche Katya, un'italiana che di fatto conoscevo per via di un gruppo di Facebook, com'è piccolo il mondo! Però il mio zaino chiama, è rimasto troppo fermo. Non è ancora il momento di mettere radici e allora decido che devo puntare verso sud, ma per ora il Cile deve finire con Chiloe. Ed allora nuovo bus, nuova frontiera e nuovo timbro sul passaporto, Argentina arrivo!

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