domenica 2 ottobre 2016

Ritorno nella giungla


Come in uno scenario alla Sepulveda, è al bancone di un bar che io Guillaume programmiamo il prossimo tratto di viaggio. Sono tre mesi che esploro in solitaria, un po' di compagnia non guasta. Ci siamo incontrati sulla strada di Machu Picchu, abbiamo mantenuto i contatti e ora condivideremo una settimana circa nel nord della Bolivia, destinazione Rurrenabaque. Dopo la serata passata a raccontarci gli ultimi eventi ci diamo appuntamento al terminal dei bus verso metà mattinata. Il mezzo è scassatissimo, la maggior parte del trasporto extra viene sistemato sul tetto, ma fortunatamente i nostri zaini finiscono nella cambusa. Il costo è irrisorio, 30 bolivianos, 4€ scarsi per 15 ore di strada, non male! Oltre a noi, due ragazzi spagnoli e un australiano, il resto sono locali e salendo ci sentiamo abbastanza osservati. Verso le due del pomeriggio si parte, qua in Bolivia le partenze e gli arrivi sono sempre relativi. La strada è affascinante, lasciamo l'arido altipiano per immergerci pian piano nella selva. Dopo una prima sosta per una sigaretta e bisogni fisiologici cerco di prendere sonno lottando con i salti del pullman dovuti al percorso per lo più sterrato. Quando stavo ormai per farcela ecco che la ragazza spagnola inizia ad urlare con la testa fuori dal finestrino. Tutti gli altri passeggeri che iniziano a ridere. Tutti, ovviamente tranne noi stranieri. Lo dico elegantemente, non mi sono mai cagato così sotto per una strada. Per chi vive dalle mie parti il tratto di Castelmagno sembra una pista di Malpensa. Per ore il bus costeggia le montagne con, e non esagero, una decina di centimetri dallo strapiombo delle valli. Quando si presentano buche grandi il mezzo si inclina così tanto che anche chi sta dalla parte della parete può capire la situazione. Parliamo un po' con la gente che ci rassicura, ogni tanto ne cade uno, ma tranquilli, l'autista è di quelli bravi. Sto decisamente meglio. Capisco ora i 30 bolivianos. Comunque il peggio passa e quando inizia a far buio crolliamo tutti in un sonno scomodissimo, arrivo previsto verso le 7. Figuriamoci, l'autista era talmente bravo che arriviamo alle 3 e mezza di notte. Rincoglioniti è poco, scendiamo e prendiamo gli zaini. E ora? Incontriamo un tipo con un pick-up che ci propone un ostello economico a 40 bolivianos con colazione, 5€. Non abbiamo scelta e ci affidiamo a lui. L'ostello è spartano, due scarafaggi ci accolgono calorosamente, ci sono 4 letti e un'amaca, ma fortunatamente  i due spagnoli decidono di condividere il sonno. Ci sistemiamo un po' e buonanotte a tutti. Sta iniziando il mio centesimo giorno, sono queste le emozioni che cercavo quando sono partito. Al mattino rimaniamo solo io e Guillaume perché gli altri partono subito per un tour nella giungla. Con la luce del sole e una colazione incredibile decidiamo che il posto va benissimo. Iniziamo allora a cercare un tour. Ci spiegano subito che per direttiva del governo la quota per entrare nei parchi è aumentata nell'ultimo mese e loro non possono fare nulla. Troviamo conferma in tutte le agenzie ed allora ci affidiamo direttamente all'ostello. Quattro giorni per 1600 bolivianos, 200€. Un'enormità, ma ormai siamo qua. Il giorno lo passiamo girovagando per il villaggio. Mi ricorda i Caraibi, quelli originali, umidità e caldo, ritmi lenti, gente sorridente, musica da ogni casa, un via vai di moto e, alzando la testa, colline ricoperte dalla vegetazione stile Jurassic Park. Sento che tutto ciò mi attrae e mi mette a mio agio, avrò trovato il mio habitat? Per il giorno seguente Guillaume si accorda con un tassista per il noleggio della moto. Paghiamo 10€ a testa e ce la lascia tutto il pomeriggio. Chiediamo informazioni al gestore dell'ostello come raggiungere una laguna poco fuori il villaggio. Ci dice che è molto bella e poco battuta dai turisti e che in 45 minuti ci si arriva. Ma in Bolivia, quando devono dare le tempistiche dei viaggi, ci sono o ci fanno?? Più di due ore per una strada sterrata e polverosa, praticamente trial. Rigorosamente senza casco, attraversiamo le terre delle "fazendas". Quando la nube di terra ci lascia intravedere il panorama più volte ci fermiamo ad ammirare la pampa. Se non fosse per un piccolo villaggio ci pareva di essere soli nel mezzo di una terra incontaminata. Non amo particolarmente le due ruote però ammetto che, per certe situazioni, fanno aumentare notevolmente il fascino del momento. Senza più sentire le parti basse e con la maglia nera, diventata beige, finalmente arriviamo a destinazione. Non ci pensiamo due volte e ci tuffiamo nella laguna. Cinque minuti e spunta un vecchio. "Tranquilli! Non ci sono piranha e caimani! Sono 10 bolivianos a testa." Noi ci guardiamo un attimo, a volte sarebbe meglio valutare prima di agire. Sulla strada del ritorno ci fa compagnia uno splendido tramonto. Ne ho già visti tanti in questo viaggio, ma l'ultimo è sempre il più bello e non mi stancherò mai di ricercare questo momento. Una cena in ristorante italofrancese per festeggiare La réunion, una partita a bigliardo e domani si parte per la vera giungla.

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