lunedì 3 ottobre 2016

Parco del Madidi


Dopo la solita ottima colazione preparata dalla gentilissima padrona di casa arriva la barca a prenderci. Dato che staremo via 4 giorni ne approfitto lasciando i vestiti da montagna in lavanderia e lo zaino a riparare le solite maledette cerniere, ormai lo considero come la mia casa ambulante e, nel modo più assoluto, terminerà il viaggio col sottoscritto. Verso le nove partiamo. Raggiungiamo velocemente la sponda opposta per registrarci e pagare l'ingresso al parco dopodiché ci aspettano 5 ore di navigazione risalendo il Rio Grande. La barca è poco più di una zattera ricurva con un tetto e 4 seggiole per gli "ospiti", un bel foro a prua ci rassicura immediatamente. Oltre a me e a Guillaume ci sono due uomini, uno a dirigere il motore e l'altro, che si rivelerà la nostra guida, seduto in punta con un lungo bastone ad aiutare nei punti più bassi del letto del fiume. A completare il gruppo due donne che, anche in questo caso, successivamente verremo a sapere essere la cuoca accompagnata dalla figlia. Jiro ci avverte subito che dopo le prime tre ore tranquille l'ultimo tratto bisognerà aiutare la barca nella risalita, quindi via calze e scarpe e su i jeans fino al ginocchio, il costume sarebbe stata una buona idea, ma è da "gringo", jeans e camicia nella giungla fanno decisamente più cool. Fatto sta' che le ultime due ore le passiamo praticamente tutti in acqua a spingere il nostro mezzo controcorrente. Capiamo subito che non sarà un tour stile villaggio-vacanze. A prova di ciò quando arriviamo tutti collaboriamo a portare l'attrezzatura al campo. Oltre ai nostri zaini c'è il cibo per i prossimi giorni e non è poco. Dopo una ventina di minuti di cammino arriviamo alla base, un gruppo di 4 dormitori rialzati in legno, una struttura identica, ma ad uso di cucina e un'altra con i bagni e le docce. Un cerchio spoglio con tutt'attorno la vera giungla. Il tutto sembra vecchio ed abbandonato, ma per me è la location perfetta per vivere questo momento. Jiro ci sistema le zanzariere e ci da delle lenzuola pulite per rivestire i nostri materassi e cuscini trasandati, mentre Carmen, sua sorella la cuoca, ci prepara un pranzo da re. Sarà una costante, ad ogni pasto ci preparerà 5-6 piatti differenti degni di un ristorante. Nei nostri giri attorno al "lodge" capiamo quant'e' competente la nostra guida. Un tour in questo ambiente non è come andare allo zoo, gli animali li devi trovare, sentire, fiutare. E il segreto è la pazienza. Jiro e la sua famiglia sono cresciuti in questo mondo, sentono la giungla come la loro casa. Quando ce ne parlano è palese il loro orgoglio nelle loro origini indigene. Ormai di  tribù non ce ne sono più nel Madidi, ma ci spiegano che al nord, al confine col Brasile, ne esistono ancora alcune totalmente escluse dalla civiltà moderna e decisamente ostili. Nei primi due giorni avvistiamo qualche scimmia, impariamo a differenziare le varie tane, tra conigli e tarantole vi giuro che non c'è molta differenza, rincorriamo i cinghiali, prestiamo attenzione ai diversi canti degli uccelli, ma, soprattutto, veniamo a conoscenza delle qualità che la vegetazione presenta. Jiro ci fa assaggiare le foglie che regolano la pressione e sanno decisamente d'aglio, quelle che se, strofinate sul corpo, fungono da repellente contro gli insetti, la corteccia che sostituisce la capsula antimalarica, quella che emana incenso e produce una specie di gomma e quella che funge da viagra naturale, quest'ultima, per ovvie ragioni, ci siamo limitati ad osservarla! E poi, foglie che aiutano chi ha problemi al cuore, liane che raccolgono l'acqua, la filtrano e se le tagli nel modo giusto, le puoi utilizzare come rubinetti portatili. Insomma, uno spera di vedere gli animali più esotici, ma poi si rende conto che è la flora la vera star di questo ecosistema. Dopo due giorni incredibili terminati con un bagno nel fiume al tramonto, decidiamo di provare anche l'esperienza di una notte fuori dal campo. Purtroppo però la mattina del terzo giorno Guillaume si sveglia in uno stato semi comatoso. Jiro ed io decidiamo di uscire lo stesso mentre la sorella cerca di migliorare la situazione con qualche bevanda calda. Ne approfitto allora per fare qualche domandare alla guida e vengo a sapere che ha lavorato per 8 mesi in una spedizione di National Geographic per tutto il Sud America. Mi fa mangiare delle termiti vive, funghi raccolti qua e là, frutta stranissima tipo fichi e maracuya, cuore di noci dolcissime e poi, quasi senza rendercene conto, finiamo in mezzo ad un gruppo di 20-30 scimmie. Bellissimo. Capisci che sei te lo straniero e loro sono le padrone di casa. Ritornati al campo base chiedo al mio amico se si è ripreso. Sempre peggio e nessuno ha delle medicine appresso. Decidiamo allora che la cosa migliore da fare è tornare a Rurrenabaque. C'è solo un problema, i telefoni non prendono e l'unico modo è recarsi al fiume e sperare passi una barca. Passano due ore ma niente. In quel momento mai avrei voluto essere nei panni del mio amico. Jiro allora decide di andare nella foresta per preparagli un infuso d'erbe. Ovviamente abbandoniamo l'idea del camping, però il mio nuovo idolo si propone di farmi fare un tour nella notte. La sera fortunatamente Guillaume inizia a stare un po' meglio, cavolo i rimedi naturali, ma preferisce riposarsi ancora un po' ed allora parto di nuovo da solo. La notte la giungla si trasforma, gli animali più grandi dormono e sono gli insetti a governare questo regno. Odio i ragni, ma è la prima volta che rimango estasiato dalle loro forme e colori. La mattina seguente il mio amico si è ripreso del tutto, ultima mini escursione con l'incontro con una tartaruga e, purtroppo, quest'avventura volge al termine. Nelle ore di barca, tornando al nostro villaggio, non ho mai staccato lo sguardo da quello che mi circondava. Qua la natura è padrona e noi siamo solo ospiti, anche indesiderati. L'idea di rimanere qua per qualche mese come volontario mi perseguita nei giorni successivi, ma poi, sapendo che a breve inizierà il periodo delle piogge, preferisco lasciarmi con un arrivederci. Tornati all'ostello io e Guillaume ci prepariamo a tornare a LaPaz dove i nostri viaggi torneranno su strade diverse, lui nuovamente verso il Perù ed io, invece, verso il sud del paese, destinazione Santa Cruz della Sierra.

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