lunedì 10 ottobre 2016

Il cuore della Bolivia


Sono le 8 della sera. Dopo una cena a base di "caldo de gallina", cinque minuti fa sono uscito a fumarmi una sigaretta per godere di cielo incredibile. Nella più completa oscurità ho fatto due passi che separano la mia camera dalla piazzetta centrale di questo minuscolo villaggio sperduto nelle montagne centrali della Bolivia. Sono l'unico straniero in mezzo ad una decina di famiglie locali. Nel pomeriggio, aspettando il tramonto su una panchina, un bambino, Juan per l'esattezza, mi ha tempestato di domande, si è fatto spiegare per filo e per segno tutte le foto che tenevo sul cellulare ed alla fine siamo finiti a giocare a pallone, scalzi ovviamente, odiatelo quanto volete, ma il calcio è una lingua universale. Dormo in una camera che dire spartana è dire tanto, c'è un buonissimo profumo di topo morto nell'aria come se non venisse aperta da anni e con la polvere potrei passare tutta la notte a disegnare. È una stanza rimediata dal vecchio municipio e da' direttamente sul campetto della mini-scuola, prezzo? 20 bolivianos, 2,5€! Benvenuto a La Higuera.
Per arrivare in questo luogo dimenticato da Dio di strada ne ho fatta. Dopo la giungla sono ritornato a La Paz. Giusto il tempo di riposare e son partito alla volta di Santa Cruz, la capitale del sud. Parere personale ovviamente, città che non mi ha entusiasmato più di tanto. Qualche giorno comunque per vagabondare tra le sue strade ed ho proseguito verso Samaipata. Il paese è vicino al parco Amboro, un ecosistema vicino alla selva, ma con un altitudine leggermente superiore al solito. A me però interesseva un sito archeologico pre-Inca. Ho raggiunto El Fuerte, nome datogli dagli spagnoli, dopo una bellissima camminata di 9 km con un panorama che mi ricordava tantissimo le mie Langhe. Verdi colline coltivate con qualche gruppo di case sparse qua e là. Rovine molto interessanti e decisamente ben tenute. La gente da queste parti è cordiale ed è sempre disposta a far due parole con gli stranieri come il sottoscritto. Due parole dicevo, oppure ore di conversazione infinite come nel caso di Vicente. 85enne incontrato al bar della piazza, argentino che tutti gli anni passa qualche giorno tra queste valli. La sua vita, qualche domanda sulla mia, un invito con tanto di indirizzo a casa sua a Buenos Aires e racconti, da uno che ha vissuto tutto in prima persona, delle Malvinas, di Pinochet, di Peron e, ovviamente, del Che. 
Ah già, dimenticavo, ricordate da dove sto scrivendo? La Higuera è il luogo dove la CIA ha ordinato l'esecuzione di Che Guevara 49 anni fa. Per raggiungerla è stata un'impresa. Ho dovuto muovermi per taxi collettivi che, essendo solo, non mi sono costati poco. Samaipata-Mairana, mezz'ora, Mairana-Vallegrande, 2 ore e mezza, Vallegrande-La Higuera, 3 ore, considerando le attese quasi un giorno di viaggio per 90km! Però ne è valsa la pena. Appena arrivato sono stato accolto da una nonnina che dopo 5 minuti mi ha invitato nella sua "tiendas" raccontandomi un po' di quel periodo e mostrandomi foto originali dell'epoca. Dopodiché un'altra signora mi ha aperto il museo che ora si trova proprio  nella vecchia scuola dove fu ucciso il comandante. Non è proprio un museo, ma più che altro un luogo di ricordi e di dediche lasciate dai viaggiatori per ricordare un uomo che, d'accordo o no con le sue idee, è arrivato fino alla morte per difenderle. Mai parlerò di politica in questo blog e quindi sottolineo quanto è bello vivere queste piccole realtà in Bolivia. Passare del tempo a giocare con un bambino, parlare ore e ore con un anziano al bar, ascoltare le storie di una nonnina, condividere tratti di viaggio con i locali ed essere al centro delle loro curiosità, sono momenti incredibili che, da soli, valgono il viaggio che sto facendo e che, soprattutto, mi stanno arricchendo l'anima.


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