domenica 30 ottobre 2016

Land of hope and dreams


Ci sono momenti unici in viaggio, specialmente in un viaggio lungo una vita come questo. Perché questa è una vita a parte, una parentesi aperta che, con tutte le mie forze, cercherò di non chiudere mai. Trovarsi attorno ad una tavola imbandita per una cena di carne asada, con personaggi incredibili a completare questa scena quasi teatrale ti fa dimenticare la lontananza da casa, dagli affetti e dalla vita delle illusorie certezze che ho deciso ad oggi di abbandonare.
A volte mi chiedo, ma dove cavolo sono finito? Ma come cazzo ho fatto ad arrivare fin qua? Non c'è risposta a queste domande, sorrido e vado avanti.
Daniel, Lionel per gli amici, si è preso carico di prepararci la cena. Un tipo di poche parole, argentino  partito un mese fa da Buenos Aires con un mandolino e qualche sogno. Mai lavorato in un ristorante, ma, credetemi, la miglior carne cucinata fin ad ora e un'attenzione per i suoi clienti improvvisati quasi maniacale. Noi, una banda di disperati, che per chissà quale ragione divina ci siamo trovati in quel momento nel profondo sud boliviano. I suoi due "fratelli" di strada Ricardo e Ezequiel dopo la ricca mangiata accendono un amplificatore degli anni '60, collegano la chitarra acustica e il basso e via. Per questa notte non ci sarà la musica di questo trio in nessuna piazza, per questa sera ce li godiamo noi. Io, Carlos e la sua fidanzata abbiamo pensato al vino, una damigiana di "tinto" della peggior qualità, ma al miglio prezzo. Susana, una ragazza colombiana senza la minima voglia di tornare al suo paese per una ragione a noi ignota, si dedica a filmare questo show per il pubblico di YouTube, è una mancata regista e manager, purtroppo. Vitor, argentino di Mendoza, Antonio e "The Bull", il vero nome non me lo ricordo, due ospiti boliviani completano questo quadro. Fortunatamente c'è anche una componente femminile, Mary e Carla di Salta. Tra l'asado, il vino, la musica e, ovviamente, un po' di erba la serata può partire. Benvenuto a Tarija!
Eh si, benvenuto a Tarija. Perché questa è stata la prima serata. L'ospitalità di questa nuova famiglia è stata immediata. Arrivato col bus della notte dal freddo di Potosi alle 7 del mattino, per casualità mi sono ritrovato in quest'ostello. Alle 9 conoscevo già tutti. La prima di quattro notti indimenticabili.
Ma di Tarija non mi ricorderò solo delle feste. Al di là di tutto è una città bellissima. Un'isola felice, fertile e orgogliosa in un paese con mille difficoltà. Una terra di vino e arte. Non potevo perdermi il tour tra le "bodegas", le cantine. Ho sperimentato con mano quanto sia difficile un percorso del genere in Bolivia dove, penso, almeno la metà della gente abbia problemi con il Dio Bacco. Vi lascio immaginare in che stato fossero tutti all'ultima tappa di un intenso pomeriggio tra le verdi valli attorno alla città. Forse la degustazione di vinaccia non era il caso. Il mio sguardo, assieme a quello di una coppia belga, attonito, valeva più di mille parole nell'osservare i nostri compagni di bus tracannare tutto quello che riuscivano del prodotto della loro terra.
Simbolo della città, indovinate un po'? Un'enorme coppa di vino. Funge da torre panoramica e, aspettando Valparaiso, luogo dei migliori graffiti fin qui trovati in Sud America. Dio salvi l'arte di strada, in tutte le sue forme.
Di giorno mi piace vagabondare tra le vie coloniali del centro, le tantissime piazze con i classici alberi viola (non ho ancora capito che piante siano) e i grandi parchi curatissimi. Il clima è quel caldo primaverile abbinato ad un buon vento che ti mette addosso un'energia incredibile, ma, al tempo stesso, la giusta tranquillità nello spirito.
Mentre percorro il lungo fiume, mi imbatto in un ristorante che solo per il profumo che emanava meritava una sosta. Chancho a la Cruz. Una specialità di Tarija. Maialino cotto alla legna su una struttura di ferro presa da un libro sull'inquisizione spagnola. Buon prezzo, piatto enorme e il pranzo domenicale è servito.
Sulla strada di ritorno all'ostello un manifesto cattura la mia attenzione. "Las Cholitas solo por esta noches en Tarija" Uno spettacolo di Wrestling femminile in puro stile sud americano. Arrivo alla base e ne parlo a Carlos che, entusiasta, coinvolge anche la sua ragazza. Andata. Verso le sette mangiamo una pizza col gruppo e ci dirigiamo verso il "coliseo universitario", il luogo dello show. Un'autentica cagata! Una simpatica, divertente, ridicola cagata! Comunque una serata diversa dal solito.
Anni fa lessi in un libro una frase che fa più o meno così "quelli che mi interessano sono i pazzi, i pazzi  di voglia di vivere, del tutto e subito, che non dicono mai banalità  ... e bruciano, bruciano come fuochi d'artificio". Ciò mi accompagna in questo viaggio di personaggi improvvisati dandomi un ulteriore motivazione per andare avanti. Piccole storie che devono essere raccontate in qualche modo.
Vi ricordate di che libro di tratta?

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