giovedì 27 ottobre 2016

La città d'argento


Dopo un breve viaggio in bus arrivo a Potosi. Fin dalla mia partenza avevo sentito parlare di questa città in quanto centro di rivolte e manifestazioni politiche spesso culminate in violenza. La gente qua effettivamente vive un conflitto quasi giornaliero con l'attuale governo, ma l'impressione che ho avuto è stata di totale tranquillità e un gran rispetto e cordialità verso lo straniero. Potosi è una delle città più alte al mondo, oltre i 4000m, ed era il centro più importante di tutta la colonia spagnola dal Messico fino al Cile. Secondo la guida che mi ha accompagnato nella visita alla Casa della Moneda, tra il 600' e l'800' fu una delle città più sviluppate del pianeta, seconda solo a Londra e Parigi. Il motivo? Le miniere d'argento, utilizzate ancora oggi. Infatti appena arrivato nel mio ostello, dalla mini terrazza, ho potuto ammirare l'imponenza del Cerro Rico che sovrasta la città. Ovviamente quando cambiò la lega per la produzione delle monete la città andò lievemente in declino mantenendo però il suo orgoglio storico e, soprattutto, le sue storie di sfruttamento e ribellione degli schiavi contro i coloni spagnoli.
Moude, la mia amica canadese incontrata a Sucre, decide di non seguirmi nel tour delle miniere ed allora mi metto a cercare una buona agenzia. Ne trovo una gestita direttamente da minatori dove sono sicuro che una percentuale della mia spesa andrà ai lavoratori. Partiamo in mattinata. Facciamo una breve sosta al mercato per comprare qualcosa di utile agli uomini che incontreremo come foglie di coca, bevande, guanti e dinamite. Dopo averci dato una tuta, un elmetto con luce e un piccolo zaino iniziamo la discesa all'inferno. La guida cerca di farci incontrare con qualche abitante di questi luoghi, ma, essendo sabato, risulta più difficile. Le miniere sono cooperative, 42 in tutto di cui 38 straniere. I minatori lottano tutti i giorni contro la nazionalizzazione dei centri, ad oggi se trovi qualcosa guadagni oppure ti limiti a collaborare con i tuoi "colleghi". Chi inizia in una vena muore nella stessa, ciò si trasmette anche ai figli in maniera ereditaria. Dopo qualche ora di difficile cammino nel buio più assoluto ci imbattiamo in una delle divinità che vengono celebrate in queste grotte. Praticamente è la rappresentazione del diavolo, creato dagli spagnoli per mettere paura agli schiavi indigeni ed ora, invece, considerato come lo spirito benevolo della montagna. Ogni venerdì, infatti, i minatori offrono sigarette, foglie di coca e alcol per propiziare la fortuna nel trovare argento o altri minerali. La nostra guida, Diego, si dimostra veramente preparata e non si rifiuta di rispondere alle nostre domande sull'attualità. Uno dei maggiori problemi è che lo stato attuale non investe in fabbriche per la lavorazione dei materiali limitandosi solo all'esportazione. Ciò è deleterio per i lavoratori che, di fatto, hanno pochissime sicurezze nel loro lavoro e condizioni pari quasi agli schiavi nei tempi delle colonie spagnole, basti pensare che l'aspettativa di vita attuale di un minatore è di 55-60 anni. 
Dopo questa intensa esperienza emotiva ritrovo Moude ed insieme decidiamo di trovare una guida per una camminata per le montagne sopra Potosi. Essendo bassa stagione l'escursione risulta assai cara però, dopo più di un mese, sentivo il bisogno di una bella camminata. Attraversiamo alcune lagune artificiali create dagli spagnoli per portare acqua alla città. In questo periodo, ma soprattutto dopo anni di siccità generale di tutta la Bolivia, si presentano quasi totalmente prive d'acqua. I pochi bacini rimasti sono gestiti da gruppi di lama e, passandoci vicino, quasi sembra di chiedere permesso ai veri gestori di queste terre. Il cielo non è molto clemente e dopo un piccolo accenno di nevicata decidiamo di tornare alla città. 
In serata decido che la mia prossima tappa sarà nel sud del paese, Tarija, terra del vino al confine con l'Argentina. L'ennesimo sbalzo di temperatura ed altitudine. Stanotte ho il bus che mi porterà domani mattina in questa nuova realtà di un paese che, veramente, potrebbe avere di tutto e di più, ma che anni di malgoverno e corruzione l'hanno portato ad essere uno dei più poveri di tutto il continente. 
Saluto anche la mia amica canadese che, invece, decide di raggiungere Tupiza, una delle mie prossime tappe. Ormai sempre più spesso mi capita di passare momenti con altri viaggiatori, un'esperienza di condivisione assoluta in cui la mente si apre, si migliorano le lingue e, soprattutto, ci si confronta su mille tematiche che non fanno altro che migliorare il mio bagaglio culturale. 

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