Finalmente inizio a muovermi in terra boliviana. Lascio la Isla del Sol con la prima barca del mattino, ritorno a Copacabana e via verso La Paz in tre ore! Col ca... !! Scusate! Capisco subito che qua in Bolivia non si scherza quando ci sono proteste. La città è isolata e l'unico modo per arrivare ai pullman, bloccati sulle montagne, è con un minivan che io ed altri passeggeri, turisti e locali, attendiamo per due ore. Una volta arrivati a quello che è proprio un check-point si cammina per una mezz'ora per raggiungere il mezzo e l'autista ci vieta tassativamente di fare foto e video ai manifestanti che in questo caso stanno contestando delle nuove leggi restrittive che riguardano l'educazione. Niente di che comunque e finalmente raggiungo La Paz. La prima scoperta per me è incredibile, non sono nella capitale! È sede del governo, ma la capitale ufficiale è Sucre. Dormo in un ostello nel quartiere Sopocachi a una mezz'ora a piedi dal centro. I primi giorni li passo come al solito vagando per le strade senza meta. Passo per alcune piazze bellissime come Murillo e San Pedro e visito una miriade di mercati, sembra la città dei mercati! Il Lanza e il Camacho sono come il "Mercado Central" delle città peruviane e sono ricchi di "tiendas" per un buon pranzo economico. Il mercato delle streghe è ricco di colori ed artigianato andino, qua ne approfitto per comprare un poncho che in Perù mi sarebbe costato il doppio. La città è frenetica e caotica come tutti i grandi centri fin qui già visti, ma è abbastanza facile camminare ed orientarsi. Dopo due giorni decido di raggiungere Tiwanaku, l'ostello organizza un tour per poco più di 10€ con guida e trasporto e decido di unirmi. Sarà fortuna, ma penso di aver avuto una guida pazzesca, coinvolgente e con una passione incredibile. Giusto due informazioni storiche. L'impero Inca che nei nostri libri di storia studiamo come il più grande impero del Sud America è, di fatto, durato poco più di un anno e mezzo. Nato dalle ceneri del più misterioso, in quanto scomparso senza lasciare tracce scritte, impero Tiwanaku che dominò l'area del Titicaca, il sud del Perù e il nord del Cile per quasi 1500 anni. Una società avanzata capace di leggere le stelle e stilare un calendario esattamente uguale a quello che utilizziamo attualmente, 24 ore, 7 giorni della settimana e 365 all'anno. Conoscevano l'anatomia umana e praticavano la deformità del cranio. Crearono un alfabeto che ancora oggi non è stato tradotto, presente su molte statue. Si suppone abbiano creato un sistema elettrico per chissà quale scopo grazie a due file di 7 monoliti equidistanti inspiegabilmente magnetici. Sapevano lavorare una pietra durissima in modo perfetto che, ed è stato accertato, neanche il diamante riesce a dare simili risultati, quasi avessero a dispozione un laser. Le leggende su questo popolo e sulla sua capitale sono infinite e, fantasia o realtà, quando cammini tra le sue rovine capisci l'importanza di questa cultura. Evidentemente quando gli spagnoli arrivarono non capirono ciò, tra la ricerca d'oro e la distruzione sistematica per utilizzare gli stessi materiali per le loro chiese e cancellare culti pagani abbiamo perso patrimoni storici incredibili. Quelle che sono e rimangono teorie riguardano la presenza delle acque del lago Titicaca fino a questa città. Oggi dista circa 80km ma sono stati trovati fossili di pesci e cavallucci marini nei pressi del sito ed esso stesso presenta strutture che ricordano moli con pietre per l'ancoraggio di imbarcazioni. Una capitale ben sviluppata, tecnologica, circondata da praticamente da un mare, utilizzata dai Tiwanaku verso il 500 AC, ma fondata almeno 1000 anni prima dalla civiltà Chiripa. Non so voi, ma a me ricorda le storie su una certa Atlantide. Sono luoghi che in ogni caso permettono di sognare e vanno conservati per questo.
Dopo una giornata passata a giocare all'esploratore ritorno in città. Il giorno seguente incontro Andrea, una ragazza con un'amicizia in comune, che si propone di farmi vedere la città in modo un po' meno turistico e più autentico. Dopo una serata passata tra locali e discoteche a sperimentare la movida boliviana, il giorno dopo mi porta alla Valle de Las Animas. Fortuna che mi sono completamente affidato a lei perché 4 collectivos e un bus per due ore di viaggio, da solo, non ce l'avrei mai fatta. Comunque, salendo l'altipiano a sud-ovest, si raggiunge un mirador incredibile sulle tre cime innevate dell'Intillimani, la montagna sacra e simbolo di La Paz. Il gigante di 6400m che sorveglia la città. Un altro posto da conservare gelosamente. Andrea mi spiega anche la differenza tra la sua città e L'Alto. Fin da quando ero arrivato me l'ero chiesto. La Paz è in un'enorme conca, mentre sull'altopiano appunto si sviluppa questo altro centro, ad oggi già più vasto e popoloso. Sembrano uno la continuazione dell'altro, ma L'Alto è completamente autonomo ormai con una sua municipalità e la sua autonomia. Però è completamente fuori controllo, continua ad espandersi raccogliendo tutte le persone in cerca di lavoro e di una nuova opportunità dalle zone colpite dalla siccità degli ultimi dieci anni. Senza un piano edilizio, senza leggi, è una zona assolutamente off-limit per i turisti. Entrando ed uscendo da La Paz la si attraversa per forza ed veramente impressionante.
La mia prima vera settimana in Bolivia sta per terminare, saluto e ringrazio Andrea per il suo tempo e in serata ritroverò un amico francese con cui avevo raggiunto Machu Picchu. Condivideremo una settimana circa di viaggio, destinazione Rurrenabaque. Si torna nella giungla!
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