Quando si viaggia bisogna sentirsi liberi, lasciarsi trasportare dall'intuito.
Io un itinerario immaginario me l'ero dovuto fare, però, ogni tanto, fortunatamente avendo il tempo dalla mia parte, qualche idea pazza mi viene. Dopo Trujillo sarei dovuto andare a Huaraz. Uno sguardo veloce alla cartina. Ma il nord lo abbandono del tutto? Cajamarca, Chachapoyas, Tarappoto, Iquitos. Tutti luoghi poco battuti dai turisti. Così inizio a pensarci su. Cajamarca dicono sia una perla, la Cuzco del nord, ma è più piccola ed ho paura che in 1-2 giorni sia tutto finito.Tarapoto è l'inizio della giungla e Iquitos è la fine, me la gioco subito? Poi mi informo e vengo a sapere che stanno divenatando un po troppo commerciali, per l'avventura tra zanzare, anaconde e ahiauasca c'è tempo! Allora decido di puntare tutto su Chachapoyas.Un piccolo centro che solo negli ultimi anni sta iniziando ad aprirsi al turismo. Villaggio incantevole, gente locale di una gentilezza incredibile e, soprattutto, escursioni decisamente interessanti. L'ostello è gestito da Paola, un nome una garanzia, che mi aiuta ad organizzare i miei tre giorni.
Il primo si parte per Kuelap. Tre ore di strade sterrate, attraversando montagne rocciose, valli verdissime, curve con precipizi che farebbero cagare sotto chiunque, tutto per arrivarre alla città fortezza. Costruita oltre i 3500m slm, Kuelap fu costruita un centinaio di anni prima di Machu Picchu, successivamente conquistata dagli Inca e poi dagli spagnoli e poi abbandonata per essere riscoperta a metà dell'800. A differenza del sito Inca più famoso al mondo, era più un centro politico amministrativo, conosciuta per tutto il continente fin dall'antichità e per questo meta di pellegrinaggi da ogni dove. Si pensa vivessero nel sito circa 3000 persone e se si ricostruisce mentalmente il tutto diventa una struttura imponente. Hanno dovuto livellare interamente una montagna per tirare su mura imponenti fino a 20 metri, torrioni, case da 2-3 piani, magazzini per le provviste, canali di scolo per l'acqua, templi, piazze cerimoniali e un mausoleo per i defunti. Il tutto a quell'altitudine. Il panorama che si può osservare è di quelli mozzafiato, non a caso gli abitanti di Chachapoyas, sorta crca 100 anni dopo la conquista spagnola, diretti discendenti di Kuelap, hanno un nome che in lingua locale significa "popolo delle nuvole".
Kuelap, abitazione
Kuelap, il tempio principale
Kuelap, l'ingresso principale
Il secondo giorno altra escursione, forse meno intensa, ma sicuramente altrettanto interessante. Prima siamo scesi sottoterra a visitare la grotta di Quiocta. Tra fango fino alle ginocchia, stalactiti e stalagmiti alte fino a 15m, buio totale, vedere pitture rupestri, resti umani e una simil testa decorata nella roccia (decisamente inquietante) è stata la conferma che anche qua l'insediamento umano risale a migliaia e migliaia di anni fa. Seconda tappa della giornata i sarcofaghi di Karajia. Quattordici sarcofaghi di cui cinque ben conservati messi all'interno della roccia in una valle profonda, posti in verticale a fissare la montagna di fronte, evidentemente una delle divinità venerate. Posto incantevole, fra innumerevoli specie di uccelli tra cui il Gallitos de la Rocas, uccello nazionale del Perù, e una natura ricca di piante di ogni tipo. In questa regione c'è un mix incredidile tra selva e sierra, quasi come se non esistesse una linea di demarcazione.
Sarcofaghi di Karajia
La testa dipenta nella roccia, Grocta de Quiocta
Dopo due giorni di tour guidati per siti archeologici decido che è arrivato il momento di nuovo di un'escursione nella natura. Opto per le Cataractas del Gocta. Mi faccio due calcoli e decido di partire direttamente col pulmino dall'ostello. Siamo solo in sei, io, un ragazzo tedesco, una coppia padre figlia tedeschi e due ragazze, una australiana e l'altra, indovinate, sempre tedesca, insomma, sono in mezzo ai crucchi! Dopo le solite due ore di sterrato arriviamo al piccolo villaggio di San Pedro de la Valera. Qua sbrighiamo le pratiche di registrazione ed entrata al parco nazionale e poi ... cambia tutto. L'escursione sarebbe dovuta durare 3-4 ore con andata e ritorno nel medesimo punto, ma il ragazzo tedesco ci propone di fare il giro più lungo, ma ovviamente più panoramico di 7-8h ed arrivare in un altro villaggio, Cochachimba, nella valle opposta. Prima ci mettiamo d'accordo noi, le ragazze non erano molto convinte, ma poi metiamo insieme frutta, biscotti, cioccolato e acqua e si convincono. Poi cerchiamo di costringere anche la guida, 10 soles a testa e la promessa di farcela in 7ore. Dopo qualche minuto acconsente. Verso le dieci finalmente si parte. Il cammino non è particolarmente difficile, si parte dai 2000 per arrivare al punto massimo di 2700. Le cascate sono state rivelate al mondo appena nel 2002, la somma dei due salti è di 751m che la fanno diventare la terza cascata più alta al mondo. Il sentiero è incredibile, essendo stato creato da poco è più che altro una pista, boschi fitti, tratti che sembrano giungla, ruscelli, ponti sospesi, fiumi di fango e pareti da scalare. A me sembrava il set di Avatar, avevo la sensazione che al nostro passaggiol piante si illuminassero. La vegetazione fitta creava un'oscurità magica e i tronchi, completamente rivestiti da muschi di un color verde quasi fosforescente, creavano una sorta di luce naturale, uno spettacolo di madre natura. Dopo qualche ora arriviamo alle cascate. Se prima era lo spettacolo ora è la forza che colpisce i miei occhi. Osservare il loro scorrere è come fissare la fiamma di un fuoco. Il continuo cambio di densità, tra le sfumature di bianco, con la roccia dietro e le valli verdi attorno. Rimarrei come un ebete per ore e ore a fissare il tutto. Penso a quanto sono fortunato in questo momento e che è per queste cose che sono partito. Da qui parte la discesa per attraversare la valle. Uno guarda la cascata prima, l'altro versante della monatagna poi e gli vien da dire: è una cazzata dai! Figuriamoci. Avete presente due ore di downhill, ma senza bici? Le mie ginocchia ora lo sanno. Durante la discesa conosco meglio gli altri. Ringrazio David per la sua idea e mi dice che la sera stessa parte per Lima, magari ci rincontreremo a Cuzco. Karen, dell'Australia, arriva invece da Iquitos dove ha avuto paura di aver preso la malaria e si sta dirigendo verso nord, verso l'Ecuador.Così ci scambiamo le informazioni e facciamo conversazione un po su tutto. Giornata stupenda. E poi, dopo settimane un po pigre, un buon allenamento in vista di Huaraz. Le gambe e il fiato stanno bene. Non è mai una gara quando si cammina in montagna, bisogna salire col proprio passo e qua, nonostante le sigarette, sono stato il più veloce del gruppo, una piccola soddisfazione.
La valle di San Pedro de la Valera
Foresta pluviale
Cataractas de Gocta, il primo salto
Cataractas de Gocta
Cataractas de Goscta, il secondo salto
La valle di Cochachimba
E anche l'ultima escursione finisce, posti incredibili, con un appunto. Qua vent'anni fa c'era a malapenala strada principale asfaltata che collegava Chachapoyas alla costa. Ed è per questo che lo rende magnifico, che per fare 40km ci metti due ore con un pulmino scassato, dove trovi ancora villaggi con bambini che ti corrono dietro al tuo passaggio in cerca di un saluto, anziani che ti propongono i prodotti della loro terra, uomini che passeggiano con gli altezzosi lama e donne in abiti rigorosamente indigeni che trasportano quintali di non-so-cosa sulla schiena. Chachapoyas sta cerscendo, sta accogliendo sempre più turisti, ma son sicuro che per la sua natura rimarrà un perla di questa regione. Domani si parte per Huaraz, ora si fa sul serio, si torna verso sud!
Paolo... che paradiso!!! Sentito il fiato ti posto un po' di ematocrito che dalle mie ultime analisi è parecchio alto... CugFab
RispondiElimina